La fotografia macro ci proietta in un mondo nuovo e straordinario, dove la natura e anche l’ingegno umano possono riservare grandi sorprese. È un po’ come prendere a prestito gli occhi di un insetto e osservare il mondo dalla sua prospettiva. Seguiteci in questo articolo che vi mostrerà come fotografare il “particolare”.
Fotografie macro
Noi tutti siamo abituati a osservare ciò che ci circonda e a valutare le dimensioni degli oggetti che osserviamo normalmente. Ma nel mondo dell’infinitamente piccolo si possono scoprire dettagli inimmaginabili di vegetali, animali e anche oggetti inanimati.
La fotografia digitale offre enormi vantaggi nel campo delle macro rispetto alla fotografia tradizionale analogica. Un tempo, per poterci addentrare nel campo della fotografia macro, dovevamo dotarci di un apparecchio reflex, di obiettivi particolari e di altri meccanismi speciali e costosi. La possibilità più economica era rappresentata dall’impiego di apposite lenti da collocare davanti all’obiettivo, che tuttavia introducevano gravi deformazioni e comportavano un’enorme riduzione della luminosità.
Inoltre non era possibile osservare immediatamente l’effettivo risultato dello scatto e d’altra parte non potevamo scattare troppe fotografie su un soggetto piccolo e sfuggente per poi scoprire che nessuna di essa era veramente soddisfacente.
La fotografia digitale ha cambiato radicalmente la situazione. La quasi totalità delle fotocamere è dotata di un pulsante o di un’impostazione macro che interviene sulla disposizione delle lenti interne dell’obiettivo, consentendo di mettere a fuoco soggetti che si trovano a una distanza estremamente ravvicinata rispetto alla lente frontale. In alcuni casi tale distanza si riduce a 0 mm! In queste condizioni la fotocamera offre enormi possibilità di esplorazione nel piccolo mondo della macrofotografia.
La definizione di macrofotografia è cambiata nel corso del tempo: un tempo si intendeva con macrofotografia la possibilità di rappresentare il soggetto sul fotogramma a dimensioni almeno uguali alla realtà. Sul fotogramma 36 X 24 del formato 35mm, questo significava rappresentare una scena che nel mondo reale era inclusa in un rettangolo di queste dimensioni o ancora più piccolo. Quando l’ingrandimento non raggiungeva queste proporzioni 1:1, si parlava più propriamente di fotografia close-up (a distanza ravvicinata), mentre quando la fotocamera veniva applicata (tramite appositi anelli adattatori) a un microscopio, si parlava più propriamente di microfotografia, con ingrandimenti 10X, 100X e oltre.
Oggi, più genericamente, questi termini vengono applicati con riferimento a una stampa della fotografia eseguita su carta in formato standard: da 15 X 10 centimetri. Tutto ciò che può essere rappresentato in questo formato in proporzioni almeno 1:1 rispetto alla realtà può essere considerato macrofotografia.
In questo tipo di applicazioni le fotocamere digitali reflex possono normalmente contare su un tipico corredo di obiettivi e accessori per macrofotografia: tubi di prolunga e soffietti per aumentare il “tiraggio”, ovvero il livello di ingrandimento offerto dall’obiettivo, anelli di inversione dell’obiettivo, fino a obiettivi specifici per la macrofotografia e appositi flash anulari, controllati dalla fotocamera ma collocati, tramite un apposito innesto, sulla lente frontale dell’obiettivo. Inutile dire che questi elementi così specializzati sono di difficile reperibilità e piuttosto costosi, anche se consentono di risolvere nel migliore dei modi tutte le problematiche della macrofotografia, essendo ottimizzati proprio per questo compito.
Una soluzione più economica è quella proposta dal noto costruttore tedesco Hama. Il LED Macro-Ring è un illuminatore, più che un flash: è un anello dotato di 12 LED bianchi che possiamo accendere per comporre e scattare la foto macro, contando su una luminosità ottimale, a tutto vantaggio dell’apertura del diaframma e, conseguentemente, della profondità di campo, un fattore sempre critico nella fotografia macro.
I problemi della macrofotografia
La macrofotografia introduce specifiche problematiche, dovute alla brevissima distanza che separa l’obiettivo dal soggetto. La profondità di campo è limitatissima e si riduce sempre più a mano a mano che il soggetto viene avvicinato all’obiettivo.
Poiché la fotocamera consente di avvicinarsi moltissimo al soggetto, spesso proietta la propria ombra su di esso, impedendone una corretta illuminazione; da qui derivano lunghi tempi di esposizione.
Le fotocamere che non sono dotate di un display a cristalli liquidi per la visualizzazione del risultato dello scatto e offrono unicamente un mirino ottico a telemetro, saranno difficilmente utilizzabili per fotografie di questo tipo, in quanto il soggetto, collocato proprio di fronte all’obiettivo, potrebbe non rientrare nel campo inquadrato dal mirino. In questi casi infatti il campo inquadrato dall’obiettivo e dal mirino ottico coincidono solo a partire da qualche decina di centimetri di distanza dalla fotocamera.
I problemi della limitata profondità di campo e dei lunghi tempi di esposizione rappresentano le due facce della stessa medaglia: il soggetto è estremamente vicino e dunque la sua illuminazione è presumibilmente scarsa: l’esposimetro chiede un lungo tempo di esposizione: assolutamente non vi è modo per tenere immobile la fotocamera in mano per un tempo così lungo.
Inoltre, poiché la fotocamera è costantemente sottoposta ai piccoli movimenti della mano, l’autofocus faticherà non poco a concentrarsi sull’elemento principale della composizione.
Ovviamente è necessario impiegare un cavalletto o in alternativa trovare, se possibile, un supporto sufficientemente solido cui poggiare la fotocamera o almeno la sua parte frontale, anche se ciò costringerà a enormi sforzi di concentrazione; è utile anche trattenere il fiato durante lo scatto per ridurre ulteriormente le oscillazioni della fotocamera. Un piccolo cavalletto garantirà invece ottimi risultati in tutte le situazioni senza troppa fatica.
Nota
Non tutte le situazioni di macrofotografia sono così critiche. Se l’ingrandimento che cerchiamo non è troppo spinto e se la distanza fra il soggetto e la fotocamera non si misura in millimetri ma in centimetri, basterà una mano ferma; meglio ancora se la fotocamera è dotata di uno stabilizzatore dell’immagine, in grado di compensare eventuali piccoli movimenti della mano. Fissando un determinato tempo di scatto, ciò ci permetterà di scattare la foto impostando un diaframma più aperto, a tutto vantaggio della profondità di campo. Inoltre anche la distanza aumenterà la profondità di campo, che diverrà quindi un problema di minore entità.
Accorgimenti da adottare
Dunque per il problema dei lunghi tempi di esposizione possiamo contare su un cavalletto, il quale, consentendo di tenere immobile la fotocamera, ci permetterà di impostare il diaframma più chiuso possibile per ottimizzare la profondità di campo.
Tuttavia, specialmente nel caso di fiori con corolla a calice o di insetti di dimensioni ragguardevoli, a limitata profondità di campo spingerà a prendere decisioni sul punto in cui far cadere il fuoco.
Nel caso degli insetti è opportuno che il fuoco cada sugli occhi e sul capo, cercando di sacrificare il meno possibile la parte restante del corpo, inquadrando il soggetto in modo che non risulti a una distanza troppo variabile rispetto all’obiettivo.
Nel caso dei fiori con corolla a calice occorre evitare di fotografarli dall’alto, dove sarebbero più evidenti i limiti della limitata profondità di campo, preferendo un’inquadratura laterale o obliqua.
Per quanto riguarda l’illuminazione, il piccolo flash installato sulla fotocamera avrà non poche difficoltà a illuminare il soggetto, specialmente quando esso si trova proprio di fronte alla lente frontale, a una distanza di pochi millimetri, dove il fascio di luce del flash è coperto dal corpo stesso dell’obiettivo.
Ciononostante, grazie alla misurazione TTL (ovvero attraverso l’obiettivo) dell’esposizione è probabile che il flash possa essere utilizzato per illuminare “di rimbalzo” il soggetto. Per far rimbalzare la luce possiamo utilizzare un cartoncino bianco o anche sfruttare gli oggetti circostanti.
Nota
Alcune fotocamere sono dotate di due diverse impostazioni macro, una per soggetti fino a qualche centimetro di distanza (che offre limitate capacità di ingrandimento ma anche pochi problemi di stabilità e tempi di esposizione) e una più potente per soggetti che si trovano a una distanza inferiore. Riducendo la distanza dall’obiettivo aumentano tutti i problemi appena menzionati.
Autore: Paolo Poli – Tratto da: Fotografia digitale Guida completa – Apogeo