La luce, o meglio, una giusta illuminazione, è alla base di una buona fotografia. Una giusta illuminazione può evidenziare un dettaglio importante, mascherare un difetto del soggetto, esaltare una trama, aggiungere enfasi o drammaticità. In questo articolo vedremo come usare la luce naturale, quella artificiale e i flash.
Cos’è la luce
La luce è una forma di energia irradiata dal sole, dai metalli incandescenti nei filamenti delle lampade, dai semiconduttori nei Led, dai gas incandescenti nelle lampade dei flash, dalla fiamma di una candela.
Si tratta di elementi diversi che possono emettere luci diverse sia come intensità sia come tonalità. La luce, come il buon vino, può essere secca o morbida. La luce del sole di mezzogiorno in una giornata serena sarà una luce secca che produce ombre nette. I contrasti tra le aree illuminate e quelle in ombra sono molto evidenti. Al contrario, una luce morbida è quella di un giorno nuvoloso. Le nubi creano un’infinità di riflessi con le goccioline di vapore così che i raggi solari, uscendo dalle nubi, non sono più così diretti come in origine ma si diffondono in mille direzioni. L’illuminazione è diffusa; quasi non si vedono le ombre e ogni lato del soggetto è illuminato in modo uniforme. I colori sono più morbidi e meno vivaci; i dettagli sono meno enfatizzati dal gioco di luci. Ma scarso è il controllo che il fotografo ha sulla luce diurna.
La luce artificiale, invece, può essere diretta e controllata con grande flessibilità. Le fonti di luce possono essere più d’una così da dare piena libertà al fotografo per creare l’atmosfera desiderata.
Calda o fredda
La luce è composta da varie lunghezze d’onda e solo l’insieme di queste costituisce la luce che si vede bianca. Ma una luce può essere calda o fredda a seconda della propria tonalità, ossia delle lunghezze d’onda che la costituiscono. Normalmente, infatti, la luce del sole è considerata bianca poiché è composta da tutte le lunghezze d’onda dello spettro visibile. In realtà ciò non è completamente vero, ma occorrerebbe un trattato di fisica astronomica per discuterne i dettagli. Per gli usi fotografici è sufficiente considerare la luce solare come completa di tutte le lunghezze d’onda.
Solitamente, le fonti di luce artificiale non hanno una gamma di lunghezze d’onda così ampia come la luce solare. Hanno quindi tonalità diverse in funzione delle lunghezze d’onda prodotte. La luce di una candela o di una lampadina a filamento, soprattutto se di bassa potenza, è una luce calda per via del suo colore tendente al rosso. Le lampade allo Xeno, sempre più diffuse in campo automobilistico, hanno una luce fredda poiché tendente all’azzurro.
Colore e percezione
L’occhio umano si adatta molto facilmente alle diverse tonalità della luce. In realtà, è il cervello, al pari dell’elettronica della macchina digitale, che compensa le differenti tonalità della luce effettuando una sorta di bilanciamento del bianco. Si ha così una percezione dei colori con una ridotta influenza dalle diverse tonalità della luce.
Per un esempio estremo, chi ha fatto immersioni subacquee sa che il colore rosso viene assorbito dall’acqua e non raggiunge la profondità. In immersione, anche senza l’ausilio di fonti di luce, si ha una buona percezione cromatica; nettamente superiore a quella che si ha in fotografia senza l’ausilio di fonti di luce artificiale.
La luce artificiale è quindi un ottimo ausilio, anche se la luce del sole è decisamente molto più completa a livello tonale e, soprattutto, gratuita.
I puristi della fotografia di reportage prediligono nettamente la luce naturale proprio perché consente una rappresentazione più realistica dei soggetti. Per contro, la luce artificiale è più facilmente controllabile.
Luce naturale
Come detto, la luce naturale non offre molte possibilità di controllo; questo, però, è vero fino a un certo punto. Esistono in commercio, e dovrebbero fare parte del corredo di ogni amante della fotografia, teli riflettenti e diffusori che permettono di giocare in modo molto creativo anche con la luce naturale, oltre che con quella artificiale. Tra i più diffusi, anche a livello professionale, ci sono i prodotti Lastolite, distribuiti in Italia da Bogen Imaging. Vi sono teli riflettenti e diffusori di ogni dimensione e di varie tonalità, adatti a tutte le possibili esigenze.
I teli che diffondono la luce sono ideali per ammorbidire la luce in esterno, per ritrarre persone che, altrimenti, apparirebbero coi lineamenti troppo marcati.
I teli bianchi consentono di riflettere la luce su una zona, per esempio il viso, ma mantenendo la morbidezza tipica della luce diffusa.
Quelli argento o oro possono essere opachi o a specchio. Questi ultimi producono luci più secche con ombre più nette.
Quelli argento mantengono la tonalità della luce mentre quelli oro producono luci calde, ideali per il ritratto. Per ammorbidire le ombre coi teli a specchio è possibile abbinarli a teli diffusori come indicato in figura 4 e 5. Questa soluzione è più economica che acquistare due serie di teli, una a specchio e una opaca.
Normalmente i teli hanno due effetti diversi sui due lati; possono essere, per esempio con un lato oro e uno bianco oppure argento e bianco. Quelli tondi nella figura 3 possono comodamente essere sorretti con le mani; quelli trapezoidali hanno anche la predisposizione per supporti come treppiedi o gli appositi pali.
Luce artificiale
La luce artificiale, intesa come illuminazione in ambienti sia civili sia industriali, non ha mai l’intensità della luce solare. I tempi di posa si allungano e le sensibilità vanno portate a valori superiori. Questi, però, non sono problemi gravissimi; il vero problema sta nella differente tonalità della luce quando si usano fonti di illuminazione diverse.
Se in una stanza rischiarata da lampade al neon, generalmente caratterizzate da una luce fredda, si rischiarano della zone con luci diverse e dalle tonalità più calde, si assiste a un vero problema: non sarà mai possibile eliminare le dominanti di entrambe le luci. Ci saranno aree con un colore più rosato e aree più azzurrate per effetto delle due fonti di luce. Questi problemi saranno tanto più evidenti quanto più diverse sono le angolazioni delle due diverse fonti di luce. Le ombre lasciate dalla fonte di luce calda e rischiarate dalla luce più fredda appariranno azzurre e viceversa.
In alternativa, se è presente una fonte di luce di cui si vuole ridurre l’influenza è possibile intervenire con una luce molto più intensa come quella del flash.
Per la luce artificiale, anche se qui si va verso un livello professionale, si usano teli riflettenti o diffusori così da gestire la luce per illuminare zone difficili o per generare effetti particolarmente morbidi. Infatti, in qualsiasi studio fotografico si possono notare anche luci abbinate a ombrelli riflettenti o pannelli diffusori, proprio per questo scopo. Questi accessori possono essere abbinati a prodotti per studio fotografico come lampade o flash ma vi sono modelli anche per un uso amatoriale da montare sui flash, esterni. Il modello in figura 7 è uno di quelli prodotti da Lumiquest.
In commercio si trovano modelli di varie misure; da quelli tascabili come quello in figura 7 a quelli con pannello diffusore anche da 50 cm.
Va tenuto presente che i diffusori montati sui flash riducono la potenza luminosa del lampo e obbligano ad aprire maggiormente il diaframma.
Se si è all’interno di un’abitazione e non si dispone di un diffusore, se si ha un flash esterno con la testa orientabile è possibile dirigere il lampo verso l’alto così che la luce venga riflessa dal soffitto in modo diffuso. È un metodo valido quando si hanno soffitti non altissimi e dipinti di bianco.
I flash
Sono un’ottima soluzione ogni volta che si necessita di luce in ambienti bui. I flash aggiuntivi, che garantiscono una potenza luminosa decisamente maggiore rispetto a quella dei flash incorporati nelle macchine, hanno una compattezza che li rende adatti a fare parte di qualsiasi corredo fotografico.
Esistono poi, per i fotografi più esigenti, anche flash da usare in modo remoto, ossia non collegati con cavi alla macchina. Questo garantisce un’elevata possibilità di adeguamento della posizione delle fonti di luce con le esigenze del fotografo.
Esistono poi anche flash dedicati all’uso specifico per la macrofotografia. Tradizionalmente sono flash anulari da montare sull’obiettivo. Col sistema Nikon SB è possibile montare sull’apposito supporto ad anello fino a otto unità SB 200 come visibile a destra della figura 10 e ottenere un risultato ancora superiore. Infatti, al contrario dei flash anulari tradizionali, è possibile posizionare le singole unità nel modo migliore.
Flash e numero guida
Nel valutare un flash, oltre a tenere in considerazione le possibilità di controllo offerte e la compatibilità con la propria macchina, è necessario valutare la sua potenza.
Questa è espressa da un numero detto Numero guida. Può essere indicato con NG seguito da un numero; a un numero maggiore corrisponde una potenza maggiore. Il numero guida indica il valore del diaframma da impostare, con sensibilità di 100/21° ISO, affinché un soggetto a un metro di distanza dal flash sia ripreso con un’esposizione corretta.
Quando si usavano i flash manuali si calcolava il diaframma in base al numero guida; oggi lo si usa solo come indicazione della potenza luminosa. È comunque utile conoscere la regola base che indica che il diaframma, con sensibilità 100/21° ISO, è ricavato dividendo il NG per la distanza flash-soggetto.
Un soggetto a 4 m illuminato con un flash con NG 32 sarà da fotografare con f/8. Impostando una sensibilità doppia, 200/24° ISO, si userà un diaframma più chiuso; doppia sensibilità uguale a doppio diaframma, quindi f/16.
Con un facile calcolo si può dedurre a quale distanza massima si potrà usare un flash considerando la sensibilità massima della propria macchina.
Accorgimenti nell’uso del flash
Il flash normalmente richiede l’uso di tempi di posa adeguati per evitare che il lampo illumini quando l’otturatore non è ancora completamente aperto. I tempi minimi sono variabili a seconda del modello di macchina.
È poi possibile usare tempi di posa più lunghi per ottenere risultati creativi. Tra le opzioni che ogni reflex digitale offre vi è anche il sincronismo del flash. Esso, infatti, può lampeggiare quando la prima tendina dell’otturatore ha completato il movimento lasciando l’otturatore aperto (sincronismo con la 1a tendina) o immediatamente prima che la seconda tendina lo chiuda (sincronismo con la 2a tendina).
La differenza si nota quando vi sono soggetti in movimento. Con la sincronia con la a tendina il soggetto viene illuminato dal flash all’inizio dell’esposizione; la macchina continua a riprendere per un tempo in cui il soggetto può lasciare una scia luminosa o essere illuminato dalla luce esterna. In questo tempo lascia una scia del proprio movimento. Il risultato è che il soggetto ha la scia davanti a sé, e ciò pare innaturale. Con il sincronismo con la 2a tendina, invece, durante la posa la macchina cattura la scia del soggetto. Prima di chiudere l’otturatore scatta il flash che congela il movimento. Ne deriva un soggetto con la scia dietro di sé; molto più naturale e d’effetto.
Altri accorgimenti sono poi utili per evitare problemi comuni nel ritrarre le persone. Si tratta del pessimo effetto occhi rossi. Se in un ritratto qualcuno appare con gli occhi rossi i casi son due: o la persona ha subito un trattamento genetico oppure, più probabile, la luce del flash è giunta ai suoi occhi da una un punto in asse con l’obiettivo. La luce intensa, infatti, penetra nell’occhio e ne illumina la parte posteriore, molto irrorata di sangue, facendola apparire rossa. È forse il problema più fastidioso ma al tempo stesso uno dei più semplici da eliminare. È sufficiente che il flash non sia in asse con l’obiettivo. Quando si usa un flash aggiuntivo, quindi, nel fotografare persone è meglio tenerlo distante dalla macchina. L’angolazione con cui la luce illuminerà gli occhi del soggetto sarà tale da non rendere così visibile la parte posteriore degli occhi evitando il difetto.
Quando non usare il flash
L’uso del flash è assolutamente da evitare quando si ritraggono soggetti a distanze diverse tra loro. La luce sarebbe troppo intensa per i soggetti molto vicini, così da costringere a chiudere parecchio il diaframma per non farli apparire bianchissimi e senza forme; gli oggetti lontani, invece, apparirebbero troppo scuri. Le elevate sensibilità raggiungibili dalle macchine digitali attuali consentono facilmente di ottenere risultati eccellenti anche senza il flash. Spesso sono risultati nettamente migliori. di quelli ottenibili con sistemi di illuminazione complessi.
Nella foto in figura 12 si vede come l’illuminazione della chiesa unita alla poca luce che filtrava dall’esterno sia stata sufficiente, con una sensibilità di 1600/33° ISO, per ottenere una posa corretta e colori molto naturali.
Quando usare il flash
Se ci sono situazioni che sconsigliano l’uso del flash, ce ne sono altre in cui diventa indispensabile una fonte di luce aggiuntiva. La situazione tipo è la foto in controluce. Esaminando i programmi di esposizione predefiniti, si è notato che nel ritratto in controluce il flash viene sempre attivato. Paradossalmente, infatti, il flash è più utile in pieno sole che in ambienti scarsamente illuminati. In situazioni come quella in figura 13, dove lo sfondo è molto chiaro e il soggetto è scarsamente illuminato, si usa una fonte di luce aggiuntiva per avere sia lo sfondo sia il soggetto in primo piano correttamente esposti.
In questi casi si calcolerà l’esposizione in base al soggetto principale. Esistono, infatti, diversi metodi per calcolare l’esposizione su una parte dell’inquadratura. La luce che andrà a colpire lo sfondo, considerata l’elevata intensità della luce diurna, non avrà pressoché alcun effetto.
Autore: Enzo Borri – Tratto da: Fotografia digitale 3.0 Reflex… e non solo – Edizioni FAG Milano