Con questo articolo inauguriamo un nuovo speciale per chi desidera fare business e marketing con Twitter. Come vedremo il imite di 140 caratteri ha aiutato gli utenti a sviluppare conversazioni mediamente impegnate lasciando fuori le esternazione emotive e rendendolo appetibile per le aziende.
Business su Twitter
La capacità di sintesi che Twitter impone con il suo limite di 140 caratteri ha aiutato gli utenti a sviluppare su questo media conversazioni mediamente impegnate, relegando in altri spazi del Web le classiche “chiacchiere da bar” o esternazioni più emotive. Questo aspetto, unito all’immediatezza della conversazione, ha reso Twitter appetibile per le aziende e per un utilizzo in ambito business. Rispetto a Facebook, un account Twitter aziendale offre maggiori opportunità di conversazione con i clienti ed è un ottimo servizio per indirizzare del traffico sul sito Web. In generale con tutti i social network, e in modo particolare con Twitter, per arrivare a risultati concreti sono necessari un forte impegno e una precisa strategia.
Fatte queste premesse è facile capire perché gli account aziendali abbandonati a se stessi sono numerosi; normalmente vengono gestiti male e senza risorse, con aspettative di risultati immediati.
Inoltre, molti brand in Italia preferiscono utilizzare Twitter prevalentemente per la conversazione Business to Business. Katie Stanton, Vice President of International Markets in Twitter, a questo proposito mi ha detto:
Il nostro network è adatto non solo al Business to Business, come molti credono, ma è anche un ottimo modo per comunicare e per integrare il customer care per chi si rivolge prevalentemente ai consumatori.
Le dinamiche da evitare
Normalmente in una piccola o media azienda che non si occupa direttamente di tecnologia le dinamiche sull’uso di Twitter sono le seguenti.
Qualcuno più smaliziato dal punto di vista hi-tech, oppure chi si occupa del marketing, propone l’apertura dell’account aziendale sul network per aumentare la visibilità della propria attività e dei prodotti.
Nella maggior parte dei casi questa persona ha deciso di fare la proposta grazie alla propria conoscenza diretta di Twitter, oppure perché ha letto cose portentose al riguardo su riviste o sul Web, o ancora perché ha ascoltato delle case history positive raccontate da uno dei mille neo-esperti di social media spuntati come funghi nella nostra penisola negli ultimi anni.
Considerato il costo d’accesso pari a zero e i potenziali risultati positivi, normalmente la proposta riguardante Twitter viene accettata di buon grado.
Una volta aperto il profilo aziendale, segue una discussione per capire chi deve aggiornarlo e utilizzarlo. Normalmente, finisce per occuparsene chi è già responsabile dell’IT e segue il blog o, più in generale, il sito aziendale.
Con il passare del tempo e il proseguimento del normale flusso di lavoro orientato alla produzione, la priorità viene data – come è giusto per la sopravvivenza dell’azienda – a ordini, clienti e fornitori a scapito della “digital strategy” che viene totalmente abbandonata. Il profilo Twitter aziendale, senza una pianificazione precisa, vede aggiornamenti sempre meno frequenti e finisce per rimanere abbandonato a se stesso, offrendo quindi un’immagine trasandata della comunicazione aziendale. Un risultato diametralmente opposto, quindi, alla visibilità che si voleva raggiungere per il brand o l’attività.
Quella che abbiamo appena descritto – con qualche possibile variante – è una dinamica che si ripropone spesso nel nostro Paese riguardo all’uso di Twitter nelle piccole e medie imprese.
Ed è proprio il comportamento da evitare.
Casi come questo capitano perché nel tessuto aziendale italiano l’esigenza di aggiornare la comunicazione con gli strumenti Web è generalmente sentita. Qualunque imprenditore ormai si è reso conto dell’importanza di Internet, anche o solamente perché la concorrenza del Web ha inciso fortemente sul mercato in cui egli opera. A prescindere dalle motivazioni, comunque, chi decide di utilizzare i social media per il marketing o più in generale per il business lo fa con scarsa fiducia e organizzazione, ottenendo risultati contrari a quelli sperati.
L’insegnamento che possiamo trarre da quanto abbiamo raccontato finora è il seguente:
Senza una strategia, senza obiettivi precisi e senza un minimo di pianificazione usare Twitter in ambito business è perfettamente inutile. È vero che questo media è gratuito – un aspetto che attira qualsiasi azienda – però non bisogna farsi trarre in inganno dai bassi costi di accesso. Per ottenere un ritorno è necessario spendere. Ovviamente non per la piattaforma, ma in termini di risorse impegnate ad utilizzare e gestire lo strumento.
Non basta, dunque, aprire un account: bisogna anche sfruttarlo in maniera mirata. All’inizio è possibile dedicare uno sforzo limitato al network, analizzando con i vari strumenti – che vedremo nei prossimi articoli – i risultati ottenuti in termini di follower, visite sul sito e, più in generale, influenza e autorevolezza sul Web. In base a questi riscontro sarà poi possibile capire se vale la pena di dedicare più tempo e più risorse a questa attività con una strategia mirata.
Autore: Lino Garbellini – Tratto da: Twitter per la tua vita e il tuo business – Edizioni FAG